Preghiera Mese Febbraio
Introduzione
In unione a tutta la Chiesa questo mese preghiamo per le persone consacrate. Fu San Giovanni Paolo ll che nel 1997, alle soglie ormai del terzo millennio, indisse per la prima volta – in coincidenza con la festività liturgica del 2 febbraio – la Giornata della vita consacrata. Lo scopo di questa iniziativa era duplice «aiutare l’intera chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici»; e, nello stesso tempo, «essere per le persone consacrate occasione propizia pere rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore».
Dal Vangelo secondo Marco (3,13-15)
In quel tempo Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
Dall’omelia di Benedetto XVI per la festa della Presentazione del Signore (2 febbraio 2010)
[Nella lettera agli Ebrei] Cristo è presentato come il Mediatore: è vero Dio e vero uomo, perciò appartiene realmente al mondo divino e a quello umano. In realtà, è proprio e solamente a partire da questa fede, da questa professione di fede in Gesù Cristo, il Mediatore unico e definitivo, che nella Chiesa ha senso una vita consacrata, una vita consacrata a Dio mediante Cristo. Ha senso solo se Lui è veramente mediatore tra Dio e noi, altrimenti si tratterebbe solo di una forma di sublimazione o di evasione. Se Cristo non fosse veramente Dio, e non fosse, al tempo stesso, pienamente uomo, verrebbe meno il fondamento della vita cristiana in quanto tale, ma, in modo del tutto particolare, verrebbe meno il fondamento di ogni consacrazione cristiana dell’uomo e della donna. La vita consacrata, infatti, testimonia ed esprime in modo “forte” proprio il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae; la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un “ponte” verso Dio per tutti coloro che la incontrano, un richiamo, un rinvio. E tutto questo in forza della mediazione di Gesù Cristo, il Consacrato del Padre. Il fondamento è Lui! Lui, che ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina. (…)
Le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza. Esse tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato. Per questo, anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della “compunzione del cuore”, del riconoscimento umile della propria miseria, ma, parimenti, rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri. Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio. In particolare, le comunità che vivono nella clausura, con il loro specifico impegno di fedeltà nello “stare con il Signore”, nello “stare sotto la croce”, svolgono sovente questo ruolo vicario, unite al Cristo della Passione, prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo. Se la vita consacrata non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo!
Dagli Scritti di Romano il Melode
L’ascolto della santa parabola delle vergini mi ha impressionato e ha suscitato in me riflessioni e pensieri. Come mai tutte e dieci possedevano la virtù della verginità immacolata, ma per cinque di loro questa fu un inutile impegno? Le altre risplendettero per la luce dell’amore verso il genere umano: per questo 1o Sposo le invita e con gioia le introduce nel talamo. Mossi da tale fede e dalla promessa, molti uomini cercano di raggiungere il regno di Dio. S’impegnano perciò ad osservare la virtù della castità, praticano il digiuno, che è la più grande fra le buone opere della vita, perseverano nella preghiera e intatta custodiscono la dottrina: però manca ad essi l’amore per il genere umano. Così tutto alla fine risulta inutile non avendo carità’. Superiore alle altre virtù è la carità’ che davvero è preminente presso Dio.
Che cosa ho ricevuto io, il Re, da quelle che sono entrate insieme a me al cospetto dei Santi? Mi trovarono nell’afflizione e si affrettarono a saziarmi mentre soffrivo la fame; quando ebbi sete mi diedero da bere con grande zelo; vedendomi straniero mi accolsero come un familiare; quando mi trovai stretto in catene si presero cura di me; vennero a visitarmi quando fui ammalato (Mt 25,35s) .
Niente di simile nel mondo avete fatto voi, che a parole avete osservato il digiuno e praticato la castità e la virtù ma invano vi siete affaticate senza opere di perfetta pietà.
Castità e digiuno che cosa vi hanno giovato, uniti alla superbia?
Io rinnego chi osserva il digiuno ma è privo di misericordia, e invece accolgo chi mangia ma è misericordioso. Ho in odio chi è vergine e non ha umanità, e onoro chi è sposato e ama il genere umano. Il matrimonio nella temperanza è degno di onore,
Il precetto di Dio non è gravoso, perché egli non ti comanda di dare ciò che non puoi, ma ti chiede l’intenzione. Non possiedi al mondo che due oboli e niente altro? Certamente il Misericordioso li accetterà, egli che è il Signore, e preferirà te a chi avrà dato grandi somme. Non hai neanche una moneta da offrire? Porgi un bicchiere d’acqua fresca a chi ne ha bisogno! Cristo lo accetterà con gratitudine.
Dalla lettera circolare “Contemplate” ai consacrati e alle consacrate della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (nn°58-59)
La persona contemplativa si esercita per guardare con gli occhi di Dio sull’umanità e sulla realtà creata, fino a vedere l’invisibile, cioè l’azione e la presenza di Dio, sempre ineffabile e visibile solo attraverso la fede. Papa Francesco invita a quella intelligenza spirituale e a quella sapientia cordis, che identifica il vero contemplativo cristiano come colui che sa essere occhi per il cieco, piedi per lo zoppo, parola per il muto, padre per l’orfano, prossimo per chi è solo, riconoscendo in loro l’immagine di Dio. I cristiani sono prima di tutto mistici con gli occhi aperti. La loro mistica non è una mistica naturale senza volto. È, piuttosto, una mistica che cerca il volto, che porta all’incontro con chi soffre, all’incontro con il volto degli infelici e delle vittime. Solo l’amore è in grado di scorgere ciò che è nascosto: siamo invitati a tale sapienza del cuore che non separa mai l’amore di Dio dall’amore verso gli altri particolarmente verso i poveri, gli ultimi, «carne di Cristo», volto del Signore crocifisso. Il cristiano coerente vive l’incontro con l’attenzione del cuore, per questo accanto alla competenza professionale e alle programmazioni occorre una formazione del cuore, perché la fede diventi operante nell’amore (cf. Gal 5,6): «Il programma del cristiano – il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù – è “un cuore che vede”. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente.
Preghiamo
A Te, Maria, figura della Chiesa,
sposa senza ruga e senza macchia,
Vergine della Visitazione,
affidiamo le persone consacrate,
perché sappiano correre incontro alle necessità umane,
per portare aiuto, ma soprattutto per portare Gesù.
Insegna loro
a proclamare le meraviglie che il Signore compie nel mondo,
perché i popoli tutti magnifichino il suo nome.
Sostienile nella loro opera a favore dei poveri,
degli affamati, dei senza speranza, degli ultimi
e di tutti coloro che cercano il Figlio tuo con cuore sincero.
A te, Madre,
rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera.
Tu che hai fatto la volontà del Padre,
pronta nell’obbedienza, coraggiosa nella povertà,
accogliente nella verginità feconda,
ottieni dal tuo divin Figlio
che quanti hanno ricevuto il dono di seguirlo nella vita consacrata,
lo sappiano testimoniare con un’esistenza trasfigurata,
camminando gioiosamente con tutti gli altri fratelli e sorelle,
verso la patria celeste e la luce che non conosce tramonto.
Te lo chiediamo,
perché in tutti e in tutto
sia glorificato, benedetto e amato
il Sommo Signore di tutte le cose
che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
(San Giovanni Paolo II)