Preghiera Mese Giugno
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (4,7-12)
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.
Dall’ Enciclica Hourietis aquas in gaudio di Pio XII
Il Cuore fisico di Gesù è il cuore di una persona divina, cioè del Verbo incarnato, e pertanto rappresenta tutto l’amore che Egli ha avuto ed ha ancora per noi. E’ proprio per questa ragione che il culto da tributarsi al Cuore sacratissimo di Gesù è degno di essere stimato come la professione pratica di tutto il cristianesimo.
La religione cristiana, infatti, essendo la religione di Gesù, è tutta imperniata su l’Uomo-Dio Mediatore, così che non si può giungere al Cuore di Dio se non passando per il Cuore di Cristo, conforme a quanto Egli ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio” (Cv. 14, 6).
Da ciò è facile dedurre che il culto al Cuore sacratissimo di Gesù non è in sostanza che il culto dell’amore che Dio ha per noi in Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli uomini.
In altre parole, tale culto si propone l’amore di Dio come oggetto di adorazione, di azione di grazie e di imitazione; ed inoltre considera la perfezione del nostro amore verso Dio e verso il prossimo come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo, lasciato dal Divino Maestro agli Apostoli quasi in sacra eredità, allorché disse loro: “Io vi do il comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Cv. 13, 34).
E’ degna dunque di essere tenuta in grande onore quella forma di culto, grazie alla quale l’uomo è in grado di onorare ed amare maggiormente Dio e di consacrarsi più facilmente e prontamente al servizio della divina carità; tanto più, poi, se si tiene presente che il Redentore stesso si è degnato di proporla e di raccomandarla al popolo cristiano, e i Sommi Pontefici l’hanno ricolmata di grandi lodi. Sarebbe pertanto cosa temeraria e offensiva verso Dio, chiunque nutrisse minore stima per un così insigne beneficio elargito da Gesù Cristo alla sua Chiesa.
Non vi può essere perciò alcun dubbio per i fedeli, che, tributando il loro ossequio al Cuore sacratissimo del Redentore, essi soddisfano in pari tempo al dovere gravissimo di servire Dio e di consacrare al loro Creatore e Redentore se stessi e tutta la propria attività, sia interna che esterna, e in tal modo mettono in pratica il precetto divino: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Mt. 22, 37).
Preghiamo
O Gesù, , noi ti adoriamo con fede viva,
e ti esprimiamo i nostri sentimenti di amore e di riconoscenza.
Noi crediamo che nel Sacramento dell’altare vive e palpita lo stesso tuo Cuore divino
che il Vangelo ci ha rivelato mite e umile, generoso e grande, coraggioso e forte;
quel Cuore che fu “aperto” dalla lancia del soldato
perché noi tutti vi trovassimo rifugio e salvezza.
Noi vediamo nel tuo Cuore santissimo
la rivelazione e l’immagine perfetta dell’amore del Padre celeste,
che tante volte ci ha perdonato e sempre ci accoglie con tenerezza paterna.
Accettiamo con gioia il tuo invito di venire a te, o Gesù;
e veniamo portando il fardello delle nostre miserie,
delle nostre pene e delle nostre preoccupazioni.
Ti chiediamo perdono, o Signore,
dei nostri peccati e di quelli di tutti i nostri fratelli;
e tu donaci l’aiuto, il conforto, la grazia
perché possiamo camminare sempre nel tuo amore. Amen.
Dalla lettera di san Paolo ap. agli Efesini (3, 17-19; 5, 1-2)
Il Padre vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori così, radicati e fondati nel1a carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
Poiché siete figli di Dio, amati da lui, cercate di essere come lui: vivete nell’amore, prendendo esempio da Cristo, il quale ci ha amati fino a dare la sua vita per noi, offrendola come un sacrificio gradito a Dio.
Dalle Lettere di S. Margherita M. Alacoque
Mi sembra che il grande desiderio di nostro Signore che il suo Sacro Cuore venga onorato in modo particolare, abbia lo scopo di rinnovare nelle anime gli effetti della sua redenzione. Infatti il suo Sacro Cuore è una fonte inesauribile che cerca solo di riempire i cuori umili, vuoti, distaccati da ogni cosa e sempre pronti a sacrificarsi per rendergli piacere.
Questo Cuore divino è una fonte inesausta, dalla quale scendono ininterrottamente tre canali: il primo è quello della misericordia verso i peccatori e porta loro lo spirito di contrizione e di penitenza. Il secondo è quello della carità e scorre per portare aiuto a tutti i miserabili che si trovano in qualche necessità, e particolarmente a coloro che tendono alla perfezione: essi vi troveranno la forza per superare gli ostacoli. Il terzo è quello dell’amore e della luce per gli amici perfetti, che egli desidera unire a se stesso, per comunicare loro la sua scienza e i suoi desideri, perché per una via o per l’altra, si consacrino totalmente alla sua gloria.
Questo Cuore divino è un abisso di bene, in cui i poveri devono riversare le loro necessità. E’ un abisso di gioia, dove bisogna gettare tutte le nostre tristezze. E’ un abisso di umiliazione per il nostro orgoglio, un abisso di misericordia e di amore in cui bisogna seppellire tutte le nostre miserie.
Non avrete quindi che da unirvi in tutte le vostre azioni al Sacro Cuore di Nostro Signore, all’inizio per disporvi, al termine per ripagare. Per esempio, vi sentite incapaci di pregare? Accontentatevi di offrire la preghiera che il divin Salvatore fa per noi nel sacramento dell’altare. Offrite i suoi slanci per riparare tutte le vostre imperfezioni. Ripetete durante ogni vostra azione: Mio Dio, io faccio o soffro questa cosa nel Sacro Cuore dei vostro divin Figlio, e secondo le sue sante intenzioni che vi offro per riparare tutto ciò che di impuro e di imperfetto c’è nel mio operare.
E così nelle diverse situazioni della vita. Quando vi toccherà qualche pena, afflizione o mortificazione, dite a voi stessi: Accetta ciò che il Sacro Cuore di Gesù ti manda per unirti a lui.
Soprattutto cercate di conservare la pace del cuore che supera qualsiasi tesoro. Il mezzo per arrivare a questo consiste nel non avere più volontà propria, ma quella di questo divin Cuore al posto della nostra, lasciando che voglia per noi tutto ciò che può aumentare la sua gloria, contenti di sottometterci e di abbandonarci a lui in ogni cosa.
Preghiamo
O Cuoreamatissimo di Gesù,
perché ti sei fatto squarciare dalla lancia,
se non per mostrarmi l’eccesso dell’amor tuo
e per essere l’abitazione dell’anima mia?
E quando entrerò io in te e solennemente protesterò:
“Questo è il mio eterno riposo;
qui abiterò perché mi sono scelto io stesso questa dimora?”.
Gesù mio, introduci quanto prima quest’anima mia
attraverso la ferita dell’aperto costato
nel segreto del tuo amabilissimo e amantissimo Cuore,
affinché essa si purifichi, si abbellisca e tutta si infiammi nella tua carità;
in modo che, dimentica delle terrene sollecitudini,
pensi solo ad amar te, mio Dio crocifisso.
(S. Bonaventura)