Preghiera del Mese Ottobre 2025

Tra il dolore e l’amore della Verna, dove Francesco ricevette le Stimmate, e l’incontro con “sorella Morte”, troviamo Il Cantico delle creature, canto di lode e riconciliazione che riassume lo sguardo di Francesco su Dio e sul mondo, sulle creature e sugli esseri umani, su se stesso e sull’Altissimo.
(dalla Lettera dei Ministri Generali per l’VIII centenario del Cantico delle creature)
Lettura dalla Compilazione di Assisi
Una notte, riflettendo Francesco alle tante tribolazioni cui era esposto, fu mosso a pietà verso se stesso e disse in cuor suo: “Signore, vieni in soccorso alle mie infermità, affinché io possa sopportarle con pazienza!”. E subito gli fu detto in spirito: “Fratello, dimmi: se uno, in compenso delle tue malattie e sofferenze, ti donasse un grande prezioso tesoro, come se tutta la terra fosse oro puro e tutte le pietre fossero pietre preziose e l’acqua fosse tutta profumo: non considereresti tu come un niente, a paragone di tale tesoro, la terra e le pietre e le acque? Non ne saresti molto felice?”. Rispose Francesco: “Signore, questo sarebbe un tesoro veramente grande e incomparabile, prezioso e amabile e desiderabile”. La voce concluse: “Allora, fratello, sii felice ed esultante nelle tue infermità e tribolazioni; d’ora in poi vivi nella serenità, come se tu fossi già nel mio Regno”. Alzandosi al mattino, disse ai suoi compagni: “Se l’imperatore donasse un intero reame a un suo servitore, costui non ne godrebbe vivamente? Ma se gli regalasse addirittura tutto l’impero, non ne godrebbe più ancora?”. E soggiunse: “Sì, io devo molto godere adesso in mezzo ai miei mali e dolori, e trovare conforto nel Signore, e render grazie sempre a Dio Padre, all’unico suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo e allo Spirito Santo, per la grazia e benedizione così grande che mi è stata elargita: egli infatti si è degnato nella sua misericordia di donare a me, suo piccolo servo indegno ancora vivente quaggiù, la certezza di possedere il suo Regno. 1592 Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. Ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere, e in esse il genere umano molto offende il Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio, e non ne diamo lode, come dovremmo, al nostro Creatore e datore di ogni bene”. E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse: “Altissimo, onnipotente, bon Segnore…”. (FF1614)
Il Cantico è una sintesi del modo in cui Francesco vedeva la realtà, e insieme vogliamo ancora cantarlo con gioia di spirito:
Altissimu, onnipotente, bon
Signore, tue so’ le laude, la gloria
e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimu, se konfane
e nullu homo ène dignu Te
mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum
tutte le Tue creature, spetialmente
messor lo frate sole, lo qual è
iorno, et allumini noi per lui. Et ellu
è bellu e radiante cum grande
splendore: de Te, Altissimo, porta
significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora
luna e le stelle: in celu l’ài formate
clarite e pretiose e belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate
vento e per aere e nubilo e sereno
et onne tempo, per lo quale a le
Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per
sor’aqua, la quale è multo utile et
humile e pretiosa e casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate
focu, per lo quale ennallumini la
notte, et ello è bello e iocundo e
robustoso e forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora
nostra matre terra, la quale ne
sustenta e governa, e produce
diversi fructi con coloriti flori et
herba. [FF263]
Lettura dalla Compilazione di Assisi
Francesco compose anche la melodia, che insegnò ai suoi compagni. Il suo spirito era immerso in così gran dolcezza e consolazione, che voleva mandare a chiamare frate Pacifico, – che nel secolo veniva detto “il re dei versi” ed era gentilissimo maestro di canto –, e assegnargli alcuni frati buoni e spirituali, affinché andassero per il mondo a predicare e lodare Dio. Voleva che dapprima uno di essi, capace di predicare, rivolgesse al popolo un sermone, finito il quale, tutti insieme cantassero le Laudi del Signore, come giullari di Dio. Quando fossero terminate le Laudi, il predicatore doveva dire al popolo: “Noi siamo i giullari del Signore, e la ricompensa che desideriamo da voi è questa: che viviate nella vera penitenza”. E aggiunse: “Cosa sono i servi di Dio, se non i suoi giullari che devono commuovere il cuore degli uomini ed elevarlo alla gioia spirituale?”. Diceva questo riferendosi specialmente ai frati minori, che sono stati inviati al popolo per salvarlo.(FF1615)
L’essere umano non può essere salvato senza la creazione. Quando agiamo contro l’opus Dei, danneggiamo noi stessi e la nostra alleanza con il Creatore. Secondo la tradizione orientale, l’essere umano che maltratta la natura perde il senso della bellezza, chi non la cura diventa pigro, e chi ignora la sua alterità naturale cade nell’ignoranza. La spiritualità della lode accompagna Francesco d’Assisi dalla conversione fino all’incontro con sorella morte, attraversando le difficoltà dell’esistenza umana.
(dalla Lettera dei Ministri Generali per l’VIII centenario del Cantico delle creature)
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli
ke perdonano per lo Tuo amore, e
sostengo infirmitate e tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in
pace, ka da Te, Altissimo, sirano
incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per
sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente
pò skappare: guai a quelli ke
morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue
santissime voluntati, ka la morte
secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore
e ringratiate e serviateli cum [FF263]
grande humilitate. [FF263]
Nel linguaggio del Cantico, la differenza diventa armonia e non opposizione, complementarità e non dissonanza. Persino i generi grammaticali dei sostantivi segnano il ritmo della reciprocità: frate Sole e sora Luna, frate Vento e sora Aqua, frate Focu e sora nostra matre Terra. E non si tratta solo di un vezzo stilistico, ma di una vera visione teologica che Francesco ha maturato nel suo cammino evangelico. La fratellanza cosmica che egli proclama non elimina le differenze, ma le integra in un ordine di rispetto e reciprocità, riflettendo il legame originario tra uomo e donna, tra cielo e terra, tra luce e tenebre. Così, il suo canto non solo elenca le creature, ma le lega in un’unità in cui anche i contrasti più radicali – giorno e notte, freddo e caldo – si riconciliano in una totalità più grande. Nulla è escluso da questa sinfonia, dove la diversità del creato non è frammentazione, ma ricchezza, e dove ogni essere, nella sua singolarità, è chiamato a partecipare alla comune lode al Creatore: Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento… et per aere et nubilo et sereno et onne tempo. Francesco ha imparato che l’unità non è uniformità, ma comunione: un’interconnessione di relazioni in cui ogni creatura esiste non per sé stessa, ma in relazione con le altre, in un ordine di integrazione e reciprocità che riflette la bontà divina. All’Altissimo bon Signore Tutto è connesso, tutto è in relazione: tutto è trinitario. Dio è tutto e tutto è in Dio. Come esprimere il giubilo all’Altissimo onnipotente buon Signore, che dopo quella notte di tormenti fisici e spirituali a San Damiano, aveva nuovamente consolato Francesco con la promessa della salvezza eterna, mostrandogli una visione simile a un meraviglioso giardino? Solo i suoni, i colori, i sapori e gli odori delle creature permettono di restituire pienamente la lode al Creatore dell’universo. Solo la creazione offre linguaggio e musica per cantare la sua bellezza: “Nelle cose belle riconosce la Bellezza Somma e da tutto ciò che per lui è buono sale un grido: Chi ci ha creati è infinitamente buono”.
(dalla Lettera dei Ministri Generali per l’VIII centenario del Cantico delle creature)
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! (Salmo 8)